LA
RICOSTRUZIONE DELL’AQUILA IN 3D, SECONDO BARNABY GUNNING
“ComeFacciamo”,
il progetto dell’architetto inglese è partito il 26 settembre, con
gli esperti di Google
di
Goffredo Palmerini
L’AQUILA – E’
proprio vero, certe volte le storie cominciano per caso. Come appunto
è capitato a Barnaby
Gunning.
Stava per laurearsi in architettura quando, una ventina d’anni fa,
giovane turista, da Roma arrivò all’Aquila. Scendendo dall’autobus
alla Fontana
Luminosa,
vicino al Forte
Spagnolo
del quale subito notò la mole imponente, si stupì non poco per il
frastuono delle voci di quella marea umana al passeggio serale lungo
il corso cittadino. L’ha raccontato egli stesso, qualche mese fa,
ad un cronista del Corriere
della Sera.
“Quel fracasso
tremendo era bellissimo. Noi inglesi stiamo zitti pure in
metropolitana, lì invece c'era un mare di gente che gridava e rideva
e passeggiava avanti e indietro, auto che stavano dove non dovevano
stare, un caos meraviglioso. Pensai ci fosse una festa, poi ho
imparato che è così tutti i giorni e che quella era l'anima della
città”. E per L’Aquila
il suo fu amore a prima vista. Poi la conobbe a fondo, nelle sue
meraviglie architettoniche e artistiche, nella sua storia singolare,
nella sua gente. Ne assaporò d’improvviso il fascino, la
suggestione, la malìa, i suoni, i colori, specie quelli pastello che
svelano sulla città le luci soffuse del tramonto aquilano, quando la
brezza del Gran Sasso
d’estate rinfresca l’aria e d’inverno invita a proteggersi
sotto le arcate dei portici. Insomma, L’Aquila
si scopre ancor più, nei
suoi inesauribili dettagli, a chi l’ama, come un prezioso scrigno.
Fu così che il giovane londinese se ne
innamorò. Ora Barnaby Gunning
ha 41 anni, è un architetto affermato. Ha cominciato la carriera
professionale presso
lo studio di Renzo
Piano,
dove ha lavorato al progetto per l’aeroporto Kansai, ad Osaka.
In seguito, nell'ufficio di Norman
Foster
a Londra,
è stato l’autore del progetto di ristrutturazione del British
Museum.
Quindi, presso lo studio d’ingegneria Atelier
One,
ha sviluppato un sistema per creare gli esterni dei Teatri Esplanade
a Singapore.
Dal 1996 al 2000 è stato socio di Ron
Arad.
Nel 2000 si trasferì all’Aquila, lavorandovi per quasi cinque anni
come consulente specializzato di grandi aziende d’arredamento e
nella progettazione tridimensionale. Poi, rientrato a Londra
nel 2004, ha avviato in proprio lo studio Barnaby
Gunning Architects,
struttura multidisciplinare che opera nel campo dell’architettura,
del design e della programmazione. Se può essere d’interesse,
eccovi anche una curiosità: nel 2009 Gunning è stato l'architetto
progettista della prima casa costruita interamente in mattoncini
Lego,
realizzata con oltre due milioni e mezzo di pezzi e con l’intervento
di 3.500 volontari, per il famoso programma televisivo “James
May's Toy Stories”.
Questi antefatti
sono essenziali per comprendere quanto diremo. Già, perché Barnaby
Gunning
ha un forte e profondo rapporto con L’Aquila,
la sua seconda città, della quale si sente figlio. Dell’Aquila,
infatti, è la donna della sua vita, Lucia
Patrizio,
conosciuta a Londra all’University
College mentre
lei faceva ricerche per il suo dottorato presso il dipartimento di
Storia, già laureata in Lingue e Letterature straniere dall’ateneo
aquilano, mentre Barnaby era impegnato per i suoi studi nel
dipartimento di Architettura. All’Aquila sono nati i loro due
figli. All’Aquila, nel cuore storico della città, in via Patini,
avevano la loro bella casa ora massacrata dal terremoto del 6 aprile
2009. Sì, il terremoto, con le sue 308 vittime, con lo sconquasso
prodotto al patrimonio architettonico del centro storico dell’Aquila
ed in quelli dei borghi circostanti. Quel sisma che si è portata via
anche l’anima della città, quella delle voci e dei rumori. La cosa
che ora più gli fa impressione, ha dichiarato Barnaby al Wall
Street Journal,
“.. è
quel silenzio che mi fa sentire i miei stessi passi. Per tornare a
vivere, L’Aquila ha bisogno della sua gente, altrimenti morirà!”.
Dunque, è nata per amore verso la città la sua idea. E’ stato
così che l’architetto inglese ha progettato uno speciale software
dedicato alla ricostruzione dell’Aquila, in tre dimensioni: com’era
fino al 6 aprile, com’è oggi, come sarà domani. Tutto in 3D, come
in dettaglio spiegato sul sito web www.comefacciamo.com.
Elementare e al tempo stesso geniale l’idea: raccogliere quanto più
possibile d’immagini della città, prima e dopo il sisma,
trasferirle poi su Google
Earth
e ricreare un modello tridimensionale capace di navigare dentro la
città virtuale, quella ricostruita con le immagini prima del
terremoto e quella documentata con le foto raccolte dopo il sisma.
Ora, finalmente, il progetto di Barnaby
Gunning ha preso il via, in
collaborazione con Google,
ANFE
L’Aquila, Università
dell'Aquila (Facoltà di
Scienze, Corso di laurea in Informatica), sponsor Manfrotto
e Manfrotto School of
Excellence, con il contributo
della Fondazione Carispaq
e con il patrocinio del Comune
e della Proviancia
dell'Aquila. Il 26 settembre
scorso sono giunti in città dagli Stati
Uniti, dall’Australia
e dalle sedi di Roma e Milano gli specialisti di Google
per insegnare, presso i laboratori informatici dell’ateneo, a
tecnici e popolazione - sì, perché questo è un progetto davvero
molto interattivo e partecipato - come ricostruire L’Aquila
in 3D
su Google Earth.
Per sette week end, fino al 7 novembre, L’Aquila
si trasformerà in un laboratorio del Web
2.0. Il progetto, singolare
ed ambizioso, si propone di realizzare, con il concorso della
comunità di utenti SketchUp,
il modello tridimensionale dell’intera città, che consentirà
d’iniziare una ricostruzione virtuale del centro storico e di
condurre prove di master-planning, passo fondamentale per la
riapertura dei diversi settori della città. Dell’originalità del
progetto hanno parlato tutti i giornali italiani. E’ infatti un
programma progettuale di grande partecipazione per i cittadini, li
aiuta a riappropriarsi emotivamente della città, dopo i mesi della
diaspora dal centro cittadino. L’Aquila
in 3D vuole essere, peraltro,
uno strumento in grado di comunicare in tempo reale il vero stato
della città - e successivamente anche dei borghi - all’Italia e al
resto del mondo, mettendo l’intera comunità di Google
Earth (600 milioni d’utenti)
nella condizione di conoscere i progressi nella ricostruzione. Il
modello potrà essere utilizzato, inoltre, per lanciare competizioni
sul web per il restauro dei vari monumenti, palazzi, piazze e
quartieri della città, nonché come strumento di promozione, al fine
d’ottenere aiuti e sponsorizzazioni per la ricostruzione, sia dal
punto di vista progettuale che economico. Può diventare un effettivo
elemento d’informazione, trasparenza e partecipazione con la
cittadinanza, dove i progetti possono essere visualizzati e discussi.
Si parte ora con i Click
Days. Nel corso di sette week
end gruppi di 20 persone (40 al giorno), accompagnate dal personale
tecnico del Comune nei settori assegnati del centro storico
cittadino, realizzeranno le immagini fotografiche necessarie per la
costruzione del modello. Saranno gli esperti di Google, utilizzando
le foto precedenti al sisma e quelle realizzate fino al 7 novembre,
ad insegnare agli aquilani come usare SketchUp,
un programma gratuito per la costruzione virtuale in 3D e la
visualizzazione su Google
Earth.
La stessa società Google metterà a disposizione del progetto
un’équipe d’esperti che aiuteranno a portarlo avanti anche in
futuro. L'organizzazione logistica e finanziaria dell'intero progetto
verrà gestita dall'ANFE
dell’Aquila, ente morale senza scopo di lucro che si occupa di dare
supporto agli abruzzesi all'estero e di riavvicinarli alla propria
regione. Senza dubbio il progetto “ComeFacciamo”
è stato pensato anche per concorrere al superamento del senso
d’angoscia che il terremoto ha prodotto in moltissimi Aquilani,
facendo leva sul sentimento d’appartenenza ad una comunità
certamente provata dalle conseguenze del sisma, ma anche molto
orgogliosa, tenace e dignitosa. La partecipazione concreta al
progetto certamente aiuterà gli Aquilani a superare le difficoltà
emotive, a ricostruire virtualmente L’Aquila
in vista del suo restauro, riaccendendo la speranza sul futuro della
città. Sarà possibile intervenire da ogni angolo del mondo,
consentendo agli Aquilani all’estero una presenza interattiva. In
fondo, è quanto ha fatto - e forse la ragione stessa del progetto -
Barnaby
Gunning
per la città che tanto ama. Esempio perfetto di come si possa essere
vicini all’Aquila, pur vivendo in un'altra nazione. Di questa
supposizione ho voluto avere una sommaria conferma, rivolgendo
all’architetto Gunning qualche domanda.
Come
mai un architetto inglese si sta interessando alle vicende aquilane?
“Mia
moglie Lucia è aquilana, ed entrambe i nostri figli sono nati
all'Aquila. Abbiamo un bellissimo appartamento in pieno centro, dove
abbiamo vissuto per vari anni. Sin dalla mia prima visita, nel 1990,
mi sono innamorato della città. E amavo vivere nel centro storico.
Mi piaceva immensamente girovagare in centro, passare per il mercato
prima di tornare a casa per pranzo. Frequentavo sempre gli stessi
negozi vicino casa, dove facevamo la spesa e dove i negozianti
viziavano i nostri figli. Dobbiamo trovare il modo di rianimare la
città, di dare speranza ai suoi cittadini e di farla diventare
quello che potrebbe essere - uno dei posto più belli dove vivere nel
mondo”.
L'Aquila
3D prevede la creazione di un modello virtuale della città. Ci
potrebbe spiegare in poche parole che cosa significa, a cosa serve?
“Ormai,
in molti siamo abituati a tecnologie come Google Earth, che ci
consentono di girovagare virtualmente intorno a luoghi veri e
immaginari. Questi software offrono enormi potenzialità, danno la
possibilità di far vedere non solo come sono effettivamente le cose
ma anche di mostrare come potrebbero essere. Sono strumenti molto
potenti sia per la progettazione e pianificazione urbana, sia per la
comunicazione ai cittadini e al mondo di quello che si sta cercando
di fare. A L'Aquila, quando parlo con amici e parenti, sento sempre
la loro frustrazione perché non sanno che sarà della loro città.
Magari il nostro progetto potrebbe essere il modo di far sviluppare
la ricostruzione sotto gli occhi di tutti”.
Come
pensa di realizzare questo modello?
“Ci
sono due passi da fare, e sono entrambi abbastanza grossi. Il primo è
di raccogliere, per ogni singolo edificio, abbastanza informazioni da
permettere la sua modellazione in maniera veloce ma realistica. In
pratica, questo significa ricavare più foto possibili del suo
esterno. In totale servono migliaia di foto che coprano in maniera
comprensiva tutti gli edifici. Per arrivare ad avere, almeno per il
centro storico, il materiale giusto, siamo promuovendo una serie di
giornate che chiamiamo Click Days. Nel corso di ogni giornata, gruppi
di 20 persone alla volta verranno accompagnati nella Zona Rossa per
documentare il centro, aggregato per aggregato.
Il
secondo passo è usare queste foto per fare modelli 3D degli edifici.
Per questo ci siamo allacciati a Google perché hanno un software
gratis chiamato SketchUp, che contiene strumenti molto facili da
usare, ma molto potenti e sopratutto ben integrati con Google Earth.
Google in parallelo ai Click Days sta organizzando, presso
l'Università, corsi di formazione, che abbiamo chiamato SketchUp
Days, dove la popolazione è invitata ad imparare l'uso di SketchUp.
Il lavoro di modellazione dell'intera città è immenso, però ci
sono molti utenti SketchUp nel mondo e con Google stiamo pensando di
coinvolgere questa comunità di utenti. In tal modo abbineremo gli
Aquilani ad una comunità internazionale di volontari virtuali”.
Quindi
è un progetto che può anche interessare chi non sta all’Aquila…
“Certo,
il progetto cerca specificatamente di coinvolgere persone dall'estero
e di collegarli alla popolazione locale. Per dare un esempio: quasi
tutti gli edifici attualmente presenti nella versione dell'Aquila su
Google Earth sono stati creati da un poliziotto brasiliano che si era
commosso vedendo le immagini il giorno del terremoto. Viviamo sempre
di più in un mondo dove quello che facciamo può avere effetti
altrove. Forse questo è proprio un esempio positivo da seguire”.
Ora Barnaby
Gunning
vive a Londra,
dividendosi tra i notevoli impegni del suo studio professionale, con
un ufficio anche a Milano,
e la sua famiglia. Lucia, sua moglie, è una donna tenace e
determinata. Titolare di cattedra d’insegnamento in Italia, ha
dovuto congelare la sua carriera utilizzando le norme della legge
Signorello per ricongiungersi al coniuge all'estero. Spera però di
poter presto insegnare a Londra, ma intanto fa ricerche e scrive. Suo
il volume “The
British Consular Service in the Aegean and the Collection of
Antiquities for the British Museum”,
edito nel 2009 a Londra da Ashgate,
interessante pubblicazione sui tesori archeologici della classicità
esposti nel famoso museo londinese, che sta riscuotendo notevole
apprezzamento. Anche questo attaccamento ai tesori della cultura
britannica è un modo, per Lucia
Patrizio Gunning,
di restituire a Barnaby parte del suo grande amore per l’Italia e
sopra tutto per L’Aquila,
sua città d’elezione per eccellenza.
Barnaby
Gunning Architects
is a multidisciplinary practice combining architecture, product
design and 3d related programming. Barnaby trained under Peter Cook
at the Bartlett and started his architectural career in Renzo Piano's
office working on Kansai Airport. He was the originator, amongst
other things, of the British Museum Great Court project at Norman
Foster's office before going on to join Atelier One structural
engineers to develop the design solution to the roofs of the
Esplanade Theatres on the Bay in Singapore. In 1996 he was invited to
join Ron Arad's office where, as a highly computer literate Italian
speaking English architect he oversaw the architectural side of the
office and worked on a wide variety of projects from the tiniest
products to public art works as well as architectural projects for
both private and corporate clients. He left in 2000 to move to Italy
where he set up Iprodotti, a web based 3d consultancy. Back in
London, he opened his own architectural practice in 2004. The
practice was shortlisted in 2004 for the East of England Development
Agency 'Landmark East' competition and for the RIBA/Urban Splash
competition for a new bridge over the canal in New Islington. In 2007
we were shortlisted in the RIBA Green Dragons competition for
sustainable initiatives for the Kings Cross development. Working with
sculptor David Worthington we designed the winning scheme in the
competition organized by Allied London to design a major piece of
public sculpture for the Spinningfields development in Manchester.
The
practice was longlisted in the 2009 Young Architect of the Year
Awards and recently won a Camden Design Award for the refurbishment
of a listed house. In 2009 Barnaby designed the world first ever full
size house to be constructed from standard Lego bricks. The house was
built by 3500 volunteers using 2.5 million pieces of Lego. Barnaby's
furniture designs have twice been finalists in the Architects Journal
'Something to Sit On' competitions and he was shortlisted in the
Design Boom 'Premio Vico Magistretti'. The office is currently
working on a number of residential and commercial projects, in London
and in the South West of England and is dedicated to helping
stimulate the reconstruction of L'Aquila in central Italy.
Barnaby
Gunning Architects
63
Loudoun Rd, London NW8 0DQ.
Via
Bellezza, 7 - 20136 Milano
+44
20 73 72 24 24
www.barnabygunning.com
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